lunedì 18 giugno 2007

Victor Cavallo-"Ecchime"


Abbiamo un vero, autentico scrittore e poeta italiano che si chiama Victor Cavallo – al secolo Vittorio Vitolo - scomparso nel 2000 e finora noto come attore e autore di teatro.
Uno scrittore nelle cui vene scorre sangue caldo mischiato alle pagine di Céline, Gregory Corso, Genet, Corazzini, Joyce, Bukowski... Questi i suoi pasti letterari, poi assorbiti, digeriti e reimpastati nella sua personalissima scrittura. Melmosa, come la definiva l’autore stesso, priva di gabbie formali, “sofisticata e zozza”.
Una prosa poetica in presa diretta che è immagine cinematografica, è movimento teatrale, è strada.
Cavallo era corpo del “Beat 72” e la sua vita era quella di un viaggiatore metropolitano.
Lui camminava per ore dal centro storico alle periferie, intanto macinava parole, componeva, inventava. Cavallo non frequentava salotti, percorreva strade, dalla Garbatella dove era nato e il suo linguaggio ne è una chiara testimonianza.
Cavallo reiventa il dialetto romanesco. Viene da pensare a Gadda, ma l’ingegnere milanese, fece un’operazione alta e colta mentre l’autore di Ecchime sfonda la lingua romana da nomade. Questa è la novità.
Ci sono pagine che possono indifferentemente far piangere o far ridere secondo l’umore di chi legge. Pagine libere e compresse tant’è, che quando meno te l’aspetti, ti esplodono dentro.

... io che non amo dio perchè considero i peccati imperdonabili / io che a parte il fatto non sono cambiato ma amo sempre / gli angeli..

(Tratto da: www.activitaly.it/victor/ecchime/ecchime.htm)

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