martedì 7 luglio 2015

Lode a te.

Muta infilata con difficoltà, caschetto e giubbotto di salvataggio, pagaia tra le mani.

Piena attenzione alle mie istruzioni espressa in un tenerissimo sguardo, filtrato da spessi occhiali da vista.

Curiosa, entusiasta e senza paura.

Sale a bordo e mi stupisce con la volontà di pagaiare perfettamente a tempo con gli altri.
Mi stupisce ancora di più quando ci riesce.

Mi sento in colpa per aver pensato che non ce l'avrebbe fatta.
Decido che darò il meglio, decido che metterò in pratica tutto quello che ho imparato in questi due anni.

Iniziamo la discesa.
Lei si guarda intorno e sembra una ragazzina appena uscita dal dopo scuola, determinata a godersi la parte rimanente della giornata di sole.

La guardo e non posso che sorriderle.
Le chiedo se è comoda, se va tutto bene.
Sorride ed annuisce.
Io mi sciolgo e contemporaneamente sto attento a seguire le linee d'acqua.

"Even flow, thoughts arrive like butterflies"

Sono un atomo di felicità immerso nel caldo afoso di un luglio bollente.

La prima parte sta terminando ed in fondo al fiume c'è lo scivolo.
Mi arrivano istruzioni.
Dicono: "mh, forse è meglio di no..."

La guardo con aria interrogativa, lei mi guarda come se qualcuno le stesse per togliere il gran finale di una bella giornata.
Le sorrido, alzo il sopracciglio e annuisco.
Ci intendiamo al volo "partners in crime, yeah!", si va!

Ci avviciniamo lenti al salto e lei pagaia felice.
Accelleriamo quanto basta, siamo sul bordo e il muso del gommone sta per pendere nel vuoto.

La afferro cautamente per il giubbotto e scivoliamo giù per quei quattro, cinque metri che ci separano dal resto del gruppo.
La punta tocca, arriviamo giù dritti e precisi.
Ce l'ho fatta.

Ce l'abbiamo fatta.

Applausi, lei sorride.
Io sorrido e sono felice.


Lode a te, meravigliosa settantenne dai capelli argentati.

Lode a te, per avermi dimostrato che è sempre l'entusiasmo il modo migliore per tirare fuori il meglio dal prossimo.

Lode a te, per aver risollevato le sorti di una giornata che al massimo sarebbe stata normale.

giovedì 26 febbraio 2015

Il coso rosso

Svegliarsi la mattina, trovarsi un coso rosso davanti agli occhi e chiedersi perchè.
Continuare a chiedersi perchè, senza riuscire a smettere di parlare al coso rosso.
Apprezzare il dialogo con il coso rosso.

Avere la sensazione che ci sia qualcosa che non quadra.
Decidere che no, non è il caso di proseguire.

Andare comunque avanti nonostante tutto e vedere quel coso rosso farsi sempre più grande. Sentirsi cercati, vederlo avvicinarsi, sentirlo intorno, abbracciarlo, cercarlo, lasciarsi inglobare.
Sentirne ed apprezzarne il piacere.

Iniziare a vivere bene dentro al coso rosso.
Provare la sensazione che continui ad esserci qualcosa che non va.
Entrare nonostante tutto nel coso rosso.

Iniziare a guardarsi intorno mentre si è li dentro.
Osservare le cose dall'interno e vederle in maniera differente da come si vedevano da fuori.
Accettare di essere dentro al coso rosso.
Provare qualcosa di diverso rispetto a prima.
Non avere nessuna paura, mai.

Andare avanti, lottare per uscirne, lasciarsi catturare di nuovo e tornare sui propri passi.
Ricucirlo e lottare affinchè non esploda.
Prendere una decisione.

Allontanare il coso rosso e non riuscirci perchè ormai sei coinvolto e non vuoi farlo
esplodere.
Andare avanti.
Non avere nessuna paura, mai.

Cercare di tenere in equilibrio sulla punta quella strana forma, riuscirci e ritenersi soddisfatti.
Accettare le debolezze del coso rosso.
Lottare perchè smettano di essere debolezze.

Sentire la voce che viene da fuori il coso rosso "...aspettare...fiducia...te...",
Fraintendere quelle parole perchè da dentro vedi e senti diversamente ed andare avanti.
Tenere la guardia alta e lasciarsi andare, tenere insieme i due lobi del coso rosso.
Riuscirci trovando la forza nella calma.
Nessuna paura, mai.

Iniziare di nuovo a guardare intorno a te.
Vedere che dentro al coso rosso ci sei solo tu.
Riguardare meglio e confermare che no, non c'è nessun'altro.
Rendersi conto di aver dato per scontato di essere in due.
Guardare meglio, l'altra persona è fuori.

Ha trovato un'uscita e può scegliere se entrare o uscire, dipende dalla situazione.
Non essere sicuro che sia mai entrata completamente o che abbia mai avuto volontà di sapere cosa ci fosse dentro al coso rosso.

Accettare che quello che hai sempre saputo non potrà mai essere cambiato.
Prendere atto della realtà mentre sei dentro al coso rosso.
Nessuna paura, mai.

Rabbia & frustrazione.
Inazione no,  è inaccettabile.

Decidere, qui e ora.
Sentire dentro di se maturare la forza della calma e della consapevolezza.

Sentire l'urgente necessità di applicare la propria spinta per un cambiamento.
Sentirsi bene, provare amore verso se stessi.
Apprezzarne già l'effetto che andrà a
colmare il vuoto temporaneo che si verrà a creare.

Percorrere strade.
Chiedere.
Cercare.
Trovare.

Motivare, spiegare il proprio "Amorproprio".
Provare dolore e delusione.
Avere paura di cedere e di ritornare sui propri passi.
Placare la paura ripensando alla spinta propulsiva che ti ha messo nella tua posizione.
Lì davanti, in piedi a spiegarti.

Percorrere strade.
Pensieri caotici.


Pensare, sfogarsi con parole.
Mettere alla prova di un contraddittorio esterno la propria decisione.

Fermarsi, riflettere.

Elaborare il vissuto.
Scriverlo.



...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...
...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...
...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...
...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...
...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...
...e quando te ne vai, non c'è ritorno a casa...



giovedì 8 gennaio 2015

Lunedoom, Martedoom, Mercoledoom, Giovedoom, Sabadoom, Doomenica

Reazione di pancia ad un giorno di merda, in un momento storico abbastanza nero. 
Nero doom, per la precisione.


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7 gennaio 2015: sfogo!

"Quando sento che n'amico mio sta a perde il lavoro perchè il padrone non sa se grattase r'culo co' la mano sinistra o co' la mano destra, che l'iva sul pellet sale dal 10 al 22 e tante altre nefandezze, non posso fa a meno de sentì dentro de me quella sana voja de bolscevismo e quell'esigenza de cura Robespierre. 

Insomma, prepotente insorge il desiderio che quella speranza d'equità che tutti c'abbiamo, s'abbatta su sto monno come 'na mietitrice nera, cieca e piena de giusto furore!"


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Però appunto, reazione di pancia...

...poi torno spontaneamente nel mio giardino zen, dove negli anni ho costruito un pò di pace.
Rifletto con calma e noto che  qualcuno sorride, qualcun altro mi sorride e c'è addirittura chi mi fa sorridere.

Sospiro, inspiro e proseguo.

mercoledì 31 dicembre 2014

Fratelli nella notte (di Capodanno)

Questo è per chi si è alzato questa mattina, ha bevuto il suo caffè e guardandosi intorno non si è riconosciuto nel mood generale del 31.12.XXXX.

Dopo aver preso il caffè, hai controllato l'uniforme: camicia, pantaloni, gilet, cravatta, scarpe, cavatappi. La maschera no, quella più tardi, ancora è troppo presto.

Uscendo hai acceso la sigaretta, che è durata giusto il tempo di arrivare al luogo di svolgimento della missione. 
Il sopralluogo è importante, sei lì per sincerarti che tutto vada liscio. Divisione dei ranghi, bicchieri, posate, tovaglie e tovaglioli. 
La strategia è fondamentale e rispettare lo schema è vitale visto che in questa missione, non vuoi scherzi. Dovrà filare tutto liscio: Arrivi, fai il tuo lavoro, saluti, incassi ed esci. 
L'ultima missione dell'anno è la più delicata, puoi anche prestare servizio presso una bettola di quart'ordine, ma chi si siede pretenderà un servizio migliore del solito. 

Perchè paga? no, perchè paga ed è un fottuto capodanno quindi dovrà essere "indimenticabile" e quindi più cibo, più alcol. 
Di più, per forza. 

Quindi il mio pensiero di oggi è per voi fratelli nella notte (di capodanno). 
Voi che come me, non farete festa, voi che non riuscirete nemmeno a fare gli auguri alla vostra ragazza, ai vostri amici, alla vostra famiglia. 
Voi che domani non vi sveglierete in hangover e non avrete storie divertenti su come vi siate ubriacati, divertiti e finiti a letto con X.

« Cala la notte, e la missione ha inizio. Non si concluderà fino all'ultimo piatto portato via. Io non avrò divertimento, non sarò compagno dei miei amici. Non porterò abiti sgargianti e non farò festa. Io sarò al mio posto, e al mio posto servirò. Io sono il pinguino nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sulla tua portata. Io sono il monaco zen che adempie le tu richieste.
Io consacro la mia serata e la mia dignità ai Fratelli nella notte (di capodanno).
Per questa notte e per tutte le notti che saranno necessarie. »


sabato 27 dicembre 2014

Nero, spesso & denso.




"Ogni anno il 25 Dicembre nasce Cristo, ma è tutto inutile se nel frattempo muore Artax!"

Rifletto da un paio di giorni su questa frase, uscita prepotente dal mio cervello guardando il film "La storia infinita", anello di congiunzione tra infanzia ed adolescenza. 

Ho 38 anni, ad oggi credo di aver visto morire Artax almeno dieci volte. 

Non sono mai stato capace di farmene una ragione. 
Ogni volta mi chiedo: "perchè?" 
Perchè Artax? Perchè in quel modo? Perchè così inaspettatamente ed in modo così spietato - irrecuperabile - insensato.
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Chiudo gli occhi, li riapro e vedo davanti a me Atreyu tirare le briglie disperato urlandomi di lottare, siamo dentro ad una melma nera, spessa e densa. 
La melma non fa nulla per trattenermi, è inanimata eppure è più forte di me. 

Chiudo gli occhi, li riapro e vedo davanti a me Artax. Tiro le briglie più che posso, imploro Artax di lottare, lui non riesce ad uscire, non ce la fa. 
La melma non fa nulla per trattenerlo, non ha volontà  eppure è più forte di lui.

Chiudo gli occhi, li riapro. E' tutto nero. Non sento nulla, non vedo nulla. Sono un ammasso nero, spesso e denso. 
Sento solo un grosso corpo che mi penetra, non faccio niente per attrarlo, percepisco la sua lotta. 
Non ho volontà, ma sono più forte.

Sono io, ed io sono Artax, Atreyu e la Melma.

Decido che sono stanco di vedere Artax morire ogni Natale.

Chiudo gli occhi, li riapro e sono nella Palude della Tristezza. Mi avvicino ad Atreyu, lo sposto gentilmente, afferro quel poco di briglie rimaste fuori dalla melma e tiro. Non basta, entro fino alla vita nella melma e sento il muso di Artax, le narici sono piene di quella melma nera, non respira più. Atreyu urla disperato, la melma sotto i nostri piedi è placida e passiva, non riesco ad accettare che quella passività sia più forte della mia volontà, della nostra volontà: la mia, di Atreyu e di Artax. 

Guardo Atreyu, ha gli occhi pieni di lacrime e non vedo più Artax. Chiudo gli occhi, sono rabbia e furore. Sono il frutto della non accettazione di quella forza passiva, prepotente ed insensata. 

Afferro le briglie più saldamente, urlo parole che non ricordo, tiro con tutta la mia volontà, tiro e tiro e tiro...vedo bolle d'aria uscire da sotto il nero. 
Urlo più forte, tiro più forte...escono il muso, le orecchie, il collo e le zampe che finalmente trovano attrito. 

Tiro un'ultima volta, cado a terra e mi rialzo. Atreyu guarda incredulo, Artax appoggia il suo muso sulla mia spalla. 

Atreyu sale su Artax, mi guardano e vedono mentre che la melma sta comincia ad assorbire me. 
Non faccio nulla per evitarlo. 
Atreyu mi chiede "perchè?" con lo sguardo. 
Abbozzo un sorriso ed alzo il sopracciglio. Lui capisce, parte al galoppo felice con Artax. 


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Scendo sempre di più sono dentro quel nero, spesso & denso, quella melma passiva che mi risucchia. 
Non ho paura, sono rabbia e sono furore.















venerdì 20 dicembre 2013

DOWNGRADE - Cronache dal futuro

Speculazione, malaffare, vigliaccheria, personalismi, occhi chiusi, pressappochismo e l’illusione di un benessere inesauribile, hanno creato quella che è stata una bolla di agonia durata quasi 20 anni.

Il nostro paese, che veniva da anni di apparenti vacche grasse, è diventato un cadavere che riesce a stare in piedi soltanto grazie alle ostinate speranze della popolazione. Speranze vane e che forse, sarebbe stato meglio non fossero mai affiorate.
Speranze, che avrebbero soltanto allungato il decorso della malattia.
La speranza stessa, era ormai diventata LA MALATTIA.

Alle porte del 2014, tra ottobre e dicembre 2013 arrivò il tracollo. In quei 3 mesi, si susseguirono eventi a catena che portarono al collasso l’intero paese.

Mentre coltivavamo le nostre velleità, eravamo tutti impegnati ad arrangiarci tra i più disparati lavori, camerieri, braccianti, operai la precarietà era l’unica certezza. Eravamo diventati, senza saperlo, quello che non riuscivamo a percepire così nettamente, quando lo sentivamo dire in TV.
I NUOVI POVERI.
Potevamo contare sui nostri smartphone, sui nostri PC, sulla rete e sulle nostre auto. Proprio la disponibilità di questi mezzi, ci aveva illusi di vivere nella normalità.
Eravamo in bilico in un delicatissimo ingranaggio di carta velina. In realtà senza saperlo, eravamo in piena economia di sussistenza della quale i più, avevano al massimo letto qualcosa nei libri di scuola.
In sostanza, se i nostri genitori non avessero posseduto una casa,saremmo finiti per strada già da tempo.

Il mondo non consentiva più, alla maggioranza delle nuove generazioni, di poter contare sulle proprie forze.
Il sistema in piedi cercava di rifarsi il trucco ogni giorno, con dichiarazioni che parlavano di ripresa, economia in rilancio, riduzione della pressione fiscale e tanti altri slanci di ottimismo. In realtà, stavano arrivando dei segnali inequivocabili di ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.

Durante il mese di ottobre, arrivò il primo di questi segnali. Il gas, che arrivava dalla Russia, cominciò a singhiozzare.
Avevamo scoperto che il nostro paese non riusciva a coprire le spese per le forniture di gas, nonostante le nostre bollette fossero astronomiche. Qualcosa non era andato per il verso giusto a livello “alte sfere”.


Il secondo segno, questo ci toccò più nel vivo della nostra supeficialità, fu la “riorganizzazione della rete”.
Internet poteva funzionare soltanto dalle 8.00 alle 18.00, quanto bastava per far funzionare gli uffici, ormai dipendenti dalla connessione.

Novembre era cominciato, appena passata l’estate di San Martino era arrivata la neve. Sempre più spesso si vedevano in giro uomini con la scure che si incamminavano verso la macchia più vicina. Stavamo toccando con mano la vita dei nostri nonni, ma ai più questo non era ancora abbastanza chiaro.

Dopo un po', non ci stupirono più i romeni che rubavano il rame. Iniziammo a prendere atto che c'era chi rubava il pellet, la legna per il fuoco, giacche pesanti e gasolio.
Non si poteva più dire con certezza chi fosse il proprio vicino, e che cosa cosa sarebbe stato disposto a fare per mantenere il proprio tenore di vita più alto possibile.

I carburanti, costavano in media 2.50 eu/L.
Gli pneumatici dei SUV erano quasi del tutto lisci.
Le automobili da lì a poco, sarebbero diventate mosche bianche.
I mezzi pubblici, estinti.
La merce sugli scaffali arrivava con sempre meno regolarità. 
Il medioevo, da un momento all'altro, stava arrivando.
Le distanze si erano allungate, le giornate si erano accorciate e
chi aveva un’arma in casa la custodiva gelosamente immaginando che a breve si sarebbe potuta rivelare, come l’unica fonte di cibo e di sicurezza.
La sicurezza, non ci sembrava più una paranoia da strumentalizzare. La paura cominciava a dividerci.

Nel mese di dicembre, le informazioni fornite dai telegiornali e dai quotidiani rimasti, parlavano di fatti senza precedenti. Era successo ciò che tutti da un pò di tempo avevamo pensato almeno una volta.
Mentre in senato si stava votando per la decadenza di un senatore, l’enorme folla che da giorni presidiava la piazza, aveva tentato di oltrepassare la linea di sicurezza dell’esercito per occupare le camere ed il senato. I militari, all’ennesimo tentativo di sfondamento da parte dei manifestanti, avevano aperto il fuoco uccidendo decine di persone ed ottenendo con questo atto, una vera e propria esplosione di rancore, violenza e rabbia.
La folla aveva invaso i luoghi del potere centrale dandoli alle fiamme, nel frattempo l’intero esecutivo era stato messo in salvo e condotto dai militari in località ignota.
La rappresentanza del popolo non c’era più.

Nei giorni successivi una folla enorme si era radunata sotto San Pietro durante l’angelus. Il Papa si affaccia alla finestra ed esorta alla calma. La massa di gente travolge i fedeli ed irrompe nella Basilica. Il Papa, coraggiosamente raggiunge la navata centrale della chiesa per cercare di calmare gli animi, ma viene travolto e schiacciato dalla massa furente.
Ci vollero giorni per spegnere le fiamme che divamparono dalla Basilica più importante del mondo.
A Roma, non esisteva più la rappresentanza del potere ecclesiastico.

All’inizio di febbraio 2014, le forze dell’ordine avevano il pieno controllo delle città ed avevano imposto la legge marziale. Prima dell’alba e dopo il tramonto era proibito uscire di casa.

NON TUTTI RISPETTAVANO IL COPRIFUOCO.




Ellissi:
settembre 2016

L’unico punto che ci unisce con quello che ormai è stato il passato è la rete.
Chi ha l’energia per far funzionare le macchine, può connettersi, organizzarsi e comunicare.


Le città ed i centri in possesso di cinta muraria, possono contare su una difesa in più. I processi che avevano portato la nostra civiltà ad uno stile di vita rassicurante e pieno di comfort, sono ormai un ricordo.
Ora, chi può coltiva. Chi può, raccoglie. Chi non poteva fare nessuna delle due cose, si arrangiava.
Le armi erano in mano di chi le aveva sempre avute, qualcuno si opponeva a quello che ormai era diventato un nuovo regime feudale.

Come se non bastasse, l'inverno era cominciato prima e noi lo fronteggiavamo stretti nei nostri vecchi north face e con le stesse timberland e doc martens di qualche tempo fa ai piedi.
Il mercato nero era rischioso quanto fiorente.
In faccia, portavamo ancora gli stessi ray ban di qualche anno fa. La stessa fotografia di qualche tempo prima.
Le facce erano meno allegre e le capigliature meno curate.
Il medioevo era tornato realtà, e mentre qualcuno ne  approfittava per il proprio tornaconto, altri si opponevamo strenuamente.

Una nuova lotta era cominciata.

lunedì 2 settembre 2013

Pinguini nomadi in missione.




Quando indosso costume e maschera da pinguino divento cordiale, infaticabile, attento e senza paura.
Mi avvicino alle missioni da pinguino con un senso di ineluttabilità, con la tempra di chi vorrebbe opporsi all'infausto dovere ma in quanto tale, sento di dovermi piegare ad esso. Il pinguino è dentro di me. Non posso mandarlo via, è quello che in certi periodi mi ha fatto sopravvivere, sentodi dovergli qualcosa.
Almeno per gratitudine, devo tenerlo con me.

Il momento più importante, per un pinguino che si rispetti, è sicuramente rappresentato dalla preparazione alla missione.

Fase A: Controllare che il costume sia in ordine.
Pulito, con i bottoni che non devono assolutamente pendere malamente dalle asole. I polsini e il collo vanno controllati attentamente, vi si annida lo sporco più truce, quello che schifa di più. Quello che non puoi assolutamente permetterti mai.  Il gilè, i pantaloni e le scarpe devono assolutamente essere neri come la pece, a meno che tu non voglia sembrare una specie di "parvenus" tra pinguini di alto rango. A quel punto, la missione potrebbe trasformarsi in un incubo.
Le scarpe, sono la parte più importante del costume.
Saranno le tue compagne di lotta e di battaglia, ci scaricherai tutto il tuo peso per tutto il tempo, ad ogni passo. Decideranno se il tuo tendine di achille soffrirà oppure no. Stabiliranno se il giorno dopo,  la tua schiena funzionerà o meno. Saranno, lo dico con decisione, l'elemento che farà la differenza.

Fase B: Avvicinamento al luogo di svolgimento della missione.
Parti con un anticipo che abbatta ogni rischio di ritardo.
Sembra che gli Antichi Pinguini affermassero che, "potersi permettere un ritardo sull'orario di missione, è direttamente proporzionale alla frequenza delle missioni che hai effettuato in quello stesso luogo."
Considerando la mia, una costante vita da pinguino nomade, non ho mai avuto la certezza di quanto assunto sopra. Posso però affermare con certezza ciò che segue: la tua missione avrà uno svolgimento più sereno se rispetterai sempre gli orari. La tua stessa vita avrà più valore per il Pinguino Capo se rispetterai gli orari.

Fase C: Preparazione della missione in loco.
Arrivato sul posto, chiedi o cerca di capire chi è il Pinguino Capo.
Non chiedere mai. Non lamentarti mai. Fai del silenzio il compagno più fidato. Muoviti sempre. Mai fermo. Non dire MAI a nessuno cosa fare. Inizia con "per favore" e concludi con "grazie".
I pinguini con cui collaborerai si divideranno in due gruppi, "pinguini da soma" e "pinguini cesellatori".In mezzo troverai i "pinguini scaltri", che rappresentano una categoria molto volatile nella quale transitiamo tutti in una direzione o nell'altra, nella stessa o in diverse missioni. E' importante avvicinarsi ai "cesellatori" senza disprezzare i "pinguini da soma". Cercando di individuare tra i "cesellatori" quello più veloce, segui sempre le sue traiettorie e se puoi percorrile tu stesso.
Prepara attentamente e strategicamente il luogo della missione, individua i percorsi più brevi. Riduci al minimo i "viaggi", non tornare mai a mani vuote da dove sei partito. Non partire mai a mani vuote, a fine missione saprai perchè.

Fase D: Briefing & Razione.
Ascolta attentamente il Pinguino Capo, osserva attentamente la posizione del rango (*) che ti è stato assegnato, cerca di capire quanta benzina ha nelle gambe il  partner che avrai a fianco e soprattutto, quanto è incline ad imboscarsi. Questo punto è un cardine di ogni missione.
L'imboscarsi equivale all'intervallo in un match tirato, nelle missioni non è ufficialmente previsto ma tollerato. Se gli "intervalli" saranno allo stesso tempo alternati e condivisi con il tuo partner la missione non sarà un massacro, altrimenti porterai a casa la pelle, ma sarà piena di vesciche. A tale proposito, saranno cruciali:  luogo, momento e percorso di imboscamento.
Mangia la tua razione, ma se non sei abitualmente chiamato in missione in quel luogo, non alzarti per ultimo. Appena finito, orta le tue stoviglie nel luogo preposto poi fuma, prendi il caffè e chiedi ordini. Se un pinguino anziano è già in moto, dimentica sigaretta e caffè. Muoviti anche tu. Ricorda: mai fermo.

Fase E: Indossare Costume & Maschera.
Ad un certo punto ti verrà ordinato di indossare maschera e costume. Come sempre, dovrai farlo in sordidi spogliatoi insieme ai tuoi colleghi. Indosserai i pantaloni, neri. La camicia, bianca. Il gilè, nero. Le scarpe, nere. Se richiesto, il papillon. Nero anche questo.
 La maschera da pinguino, se indossata correttamente, si adatterà sempre alla perfezione. Consente di apparire cordiale anche se non lo si è, gentili anche se non lo si vuole, ed è una totale schermatura per il disprezzo che si emana in alcune situazioni nei confronti dell'obiettivo della missione.
Permette a chi la indossa di lasciare emergere dal proprio stomaco, improponibili anatemi, bestemmie barocche, durissime maledizioni in sumero nonchè, pensieri di morte violenta (la vostra, of course) traducendole al momento di farle  uscire dalle labbra  con espressioni adeguate alle convenzioni, come ad esempio:

"prego, si accomodi", "posso aiutarla?", "in fondo a destra, prego!"

Tutto questo con  la luminosa e raggiante espressione di Roberto Benigni che legge la Divina Commedia davanti a S. Maria Novella in Firenze.
L' incredibile potere, di antichissima scuola e conosciuto veramente alla pefezione soltanto da chi ha incontrato gli "Antichi Pinguini",  viene chiamato:

"traduzione istantanea dell'insulto impronunciabile, in parole gentili e di vera ma finta cortesia"

Con questo stato mentale simile al distacco tra anima e corpo, si entra nell'ultima parte della missione.

Fase F: Svolgimento della missione o "servizio".
Non mi dilungherò  nella descrizione  di questa fase. Se saranno prese alla lettera tutte le indicazioni descritte nelle fasi precedenti, sarà la fase più tranquilla. Se avrai preparato la missione  in modo impeccabile, non soffrirai.

In quanto:
"Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare la vittoria." Sun Tzu - L'arte della Guerra.

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Appendice; alcune considerazioni sulla natura umana

Seguire i dettami delle fasi sopra descritte e indossare  maschera & costume serviranno a salvarti da ciò che vedrai di fronte a te.
Orde barbariche di affamati individui  afflitti da un morbo incurabile, nominato "cafonaggine" mostreranno i segni (chiarissimi) del suddetto morbo.

Ne elencherò solo alcuni:
- portare da casa propria panini con la porchetta da aggiungere al buffet;
- portare da casa propria prosecco a buon mercato da aggiungere al buffet;
- implementare la suddetta carne suina con una croccantissima frittura di pesce;
- riempire lo stesso piatto con mozzarella, crosta suina e frittura di pesce;
- indossare vestito nero attillato con scollatura dietro la schiena al battesimo di tuo figlio;
- indossare vestito nero attilato che mostra le tue enormi tette, che cadono sul buffet al battesimo di tuo nipote;
- riempire di gel i quattro capelli che hai tra fronte e nuca;
- farti le sopracciglia come CR7 per l'occasione;
- tagliarti la barba in stile finto trasandato per l'occasione;
- indossare mocassini bianchi con calzini che arrivano al malleolo;
- giustificare l'enorme quantità di cibo sul  piatto con frasi come:
 "è per la nonna, è molto stanca...mi cerca l'orecchio dentro il ripieno della porchetta?"
- sentirsi in colpa dell'enorme quantità di cibo caricata sul piatto mormorando frasi smozzicate come: "mmh...si...un pò di quelll....".. "guardi, prendo ancora un pò di...mmmh...ecco..."
- millantare conoscenze enogastronomicche approfondite, cercando di intavolare discorsi di qualità col pinguino di turno che, nella sua vita normale, fa la guardia carceraria oppure il saldatore nel cantiere a due chilometri da dove stai mangiando;
- dulcis in fundo: lodare in maniera marcata il servizio dei pinguini. Stiamo ridendo di te. Sappilo.

Come già detto all'inizio dell'appendice, la maschera, il costume e tutto il resto servono per reggere l'urto di tutto questo. Non siete belli quando siete da quella parte del tavolo anzi, rappresentate tutto ciò che nessuno vorrebbe mai essere. Il bello è che non lo sapete e penserete che questo post sia dedicato a chi vi sedeva vicino. Invece no, è proprio per voi.

Noi pinguini, vogliamo soltanto tornare a casa con una schifosa manciata di euro, toglierci di dosso la puzza e tornare alla nostra vita normale. Fino alla missione successiva.


PS:
Quando vai a mangiare fuori, comportati bene. C'è sempre un pinguino che ti guarda e ti giudica severamente.






(*) zona a te assegnata durante lo svolgimento della missione